Dogman (film)

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Dogman

Immagine Dogman.png.
Titolo originale

Dogman

Lingua originale italiano
Paese Italia, Francia
Anno 2018
Genere drammatico
Regia Matteo Garrone
Soggetto Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Damiano e Fabio D'Innocenzo, Marco Perfetti, Giulio Troli
Sceneggiatura Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Matteo Garrone
Produttore Matteo Garrone, Jean Labadie, Jeremy Thomas, Paolo Del Brocco
Interpreti e personaggi

Dogman, film italo-francese del 2018 con Marcello Fonte, regia di Matteo Garrone.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • In Calabria è bellissimo! Hai mai visto la Calabria? Io non li ho visti mai i fondali in Calabria ancora. (Marcello)
  • Se il problema è che hai paura, non ne devi avere. Ci pensiamo noi a te. (Poliziotto)
  • Preferisci farti la carcerazione al posto suo? Ma che cazzo hai in questo cervello? Sai che ti combinano in carcere un tipo come te, coglione come sei, lo sai che ti fanno in carcere? (Poliziotto)
  • Io t'ammazzo! (Simone) [ultime parole]

Dialoghi[modifica]

  • Franco:Questo è un cane sciolto, prima o poi qualcuno lo ammazza. Perché mi devo prendere io questa responsabilità, non ho capito.
    Francesco: Cioè tu ti aspetti che qualcuno risolva il problema tuo? Il problema tuo te lo devi risolvere te.

Citazioni su Dogman[modifica]

  • Garrone? È un artigiano, il primo spettatore. Abbiamo fatto un film che è un universo d'amore. (Marcello Fonte)
  • Il mio personaggio è odioso, eppure l'ho amato e per interpretarlo ho dovuto fare le due cose che odio di più: palestra e dieta! (Edoardo Pesce)

Matteo Garrone[modifica]

  • C'è questo legame tra un piccolo e un grosso, in cui il primo teme il secondo, lo subisce ma ne è anche affascinato perché ha qualcosa che a lui manca, il loro rapporto segue una direzione che non è lineare. Marcello è contraddittorio, fatto di luci e ombre, e compie sempre delle azioni che sfuggono ad una logica razionale. In questo senso è modernissimo, un personaggio dalla personalità frammentata e scisso. Infatti uno dei punti di partenza, anni fa, erano state anche le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, il cui protagonista mi ricordava Marcello.
  • La strada che abbiamo trovato è molto meno battuta e meno vista, mi pare più interessante, il protagonista non si trasforma mai in un mostro, nonostante quello che gli accade, così rimani fino alla fine con lui. Ci sono riuscito perché ho trovato Marcello, grazie alla sua innocenza quasi infantile.
  • Nel 2006, quindi prima ancora di Gomorra, avevo avuto quest'idea che girava intorno a quel fatto, mi piaceva l'immagine di un uomo in gabbia con dei cani, anch'essi in gabbia, che lo guardano. In più di dieci anni il film è cambiato molto nella mia testa, l'ho sempre rimandato perché non trovavo come farlo. La storia mi attraeva per certi versi e per altri mi allontanava, in particolare la parte cruenta del fatto di cronaca, non mi ispirava proprio. Mi è sempre sembrata qualcosa di già visto al cinema, il buono che diventa mostro come Cane di paglia o Un borghese piccolo piccolo.
  • Tutta la parte finale, quella in cui prende uno spessore vero, la prima è importante per creare le premesse, è nata da un percorso con Marcello che ci ha portato naturalmente in una certa direzione, diversa dalla sceneggiatura, il cui finale ancora manteneva dei residui di alcuni aspetti del fatto di cronaca.

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